Terzo mandato dei governatori: una proposta leghista che divide la maggioranza



La questione del terzo mandato consecutivo per i presidenti di Regione e i sindaci è tornata al centro del dibattito politico, dopo che la Lega ha presentato due emendamenti al decreto legge elezioni per estendere questa possibilità a tutti i Comuni e le Regioni. Una mossa che ha provocato le reazioni contrarie di Fratelli d'Italia e del Partito Democratico, che ritengono che il limite dei due mandati sia una garanzia di democrazia e di alternanza.


La proposta leghista, infatti, avrebbe come principale beneficiario il governatore del Veneto Luca Zaia, che potrebbe ricandidarsi per la terza volta dopo essere stato eletto nel 2010 e nel 2015 con percentuali bulgare. Ma anche altri tre presidenti di Regione del centrodestra, Fontana in Lombardia, Toti in Liguria e Fedriga in Friuli Venezia Giulia, potrebbero approfittare di questa norma per restare in sella per altri cinque anni.

La Lega sostiene che il terzo mandato sia una richiesta dei cittadini, che vorrebbero confermare i loro amministratori se hanno governato bene, e che non ci sia motivo di discriminare i sindaci e i governatori rispetto ai parlamentari, che non hanno limiti di rielezione. Inoltre, la Lega fa notare che la Corte Costituzionale, nel 2013, ha dichiarato illegittimo il limite dei due mandati per i sindaci dei Comuni sotto i 15 mila abitanti, ritenendolo una violazione della libertà di voto.

Tuttavia, questa sentenza non è applicabile alle Regioni, che sono enti costituzionali dotati di autonomia statutaria e legislativa, e che quindi possono stabilire i propri limiti ai mandati elettivi. Inoltre, la stessa Corte Costituzionale, nel 2018, ha confermato la legittimità del limite dei due mandati per i presidenti di Regione, affermando che esso è "una misura ragionevole e proporzionata, volta a garantire il buon andamento e l'imparzialità dell'amministrazione, nonché il rinnovamento della classe dirigente".

Fratelli d'Italia, il partito di Giorgia Meloni, si è detto contrario al terzo mandato per i governatori, sostenendo che esso sia una forzatura e una distorsione del sistema democratico. Il partito ha anche accusato la Lega di voler imporre una norma ad personam per salvare Zaia e gli altri governatori in scadenza, e di voler creare una frattura nella maggioranza di centrodestra. FdI ha proposto invece di limitare il terzo mandato solo ai sindaci dei Comuni fino a 15 mila abitanti, come previsto dal decreto legge elezioni.

Anche il Partito Democratico, il principale partito di opposizione, si è espresso contro il terzo mandato per i governatori, definendolo una "deriva autoritaria" e una "minaccia per la democrazia". Il partito ha ricordato che il limite dei due mandati è stato introdotto nel 1999 con una legge costituzionale approvata all'unanimità dal Parlamento, e che esso è stato confermato dalla Consulta nel 2018. Il Pd ha anche sottolineato che il terzo mandato sarebbe in contrasto con il progetto di revisione costituzionale che prevede l'elezione diretta del presidente del Consiglio, e che limita i suoi mandati a due o tre a seconda della durata.

Il dibattito sul terzo mandato dei governatori si inserisce in un contesto di crescenti tensioni tra i partiti della maggioranza di centrodestra, che si stanno preparando alle elezioni europee del 2024. La Lega, che guida il governo con Matteo Salvini come vicepremier, cerca di mantenere il suo primato elettorale e di consolidare il suo potere nelle Regioni. Fratelli d'Italia, che sostiene il governo ma non ne fa parte, cerca di aumentare il suo consenso e di affermarsi come alternativa alla Lega. Il confronto tra i due partiti si è acuito anche su altri temi, come la politica estera, la protesta degli agricoltori e la riforma della giustizia.

Il terzo mandato dei governatori, quindi, non è solo una questione tecnica o giuridica, ma anche una questione politica e strategica, che potrebbe avere conseguenze sul futuro del centrodestra e del paese.